I bulli sono degli psicopatici che reclutano gli altri per fare eseguire i loro ordini

Questo articolo si basa sulle informazioni scientifiche presentate in uno dei video del Professor Sam Vaknin su YouTube intitolato “Bullying as Art, Abuse as Craftsmanship” e su altri video che ho seguito per anni. Posso garantire personalmente l’accuratezza delle informazioni presentate in questo video, poiché ho vissuto queste esperienze per oltre un anno. Questo articolo include sia informazioni tratte dal video sopra menzionato che il mio punto di vista basato sulla mia formazione in psicologia riguardo ai disturbi di personalità e le mie esperienze recenti.

Il Professor Vaknin esprime bene il concetto affermando: “I bulli psicopatici e gli abusatori si considerano artisti”. Vedono il loro abuso come una “maestria”. I bulli sono orgogliosi dei loro “successi” nel causare angoscia emotiva.

Sono dei sadici? Assolutamente sì. Soprattutto quando ridono, deridono e si divertono a farlo. Perché? Perché solo le persone con tratti sadici traggono piacere o qualsiasi tipo di soddisfazione nel ferire e danneggiare gli altri, che sia fisicamente, emotivamente, mentalmente o psicologicamente.

Il video spiega in modo brillante come i bulli psicopatici reclutino terze parti dalla famiglia, amici, colleghi, ecc. e li manipolino per fare il loro sporco lavoro. Questo viene definito “Controllo e Abuso per Procura”. Ho sperimentato questo e ho visto come i bulli abusivi reclutino altre persone dalla famiglia e dagli amici ai colleghi, che vengono manipolati dal bullo psicopatico e chiaramente hanno anche loro tratti sadici.

Il Professor Sam Vaknin spiega come l’abusatore utilizzi queste persone per costringere, perseguitare, manipolare, abusare, molestare, provocare, ecc. il suo bersaglio, utilizzando loro per fare il lavoro sporco. Il bullo sadico “controlla questi strumenti inconsapevoli esattamente come ha intenzione di controllare la sua preda”.

Il bullo organizza e pianifica atti di molestia contro la sua preda, e in questo caso ha erroneamente supposto che fosse una preda. Progetta e utilizza le persone che ha reclutato per commettere abusi aperti e nascosti.

Ricorda che questi abusatori cercano di colpirti emotivamente. Fai del tuo meglio per non farti scatenare. Tuttavia, agisci anche rapidamente dal punto di vista legale. Non tollerare l’abuso in nessuna forma e per nessuno. Qui la pazienza non è una virtù. Essere una persona migliore non è una virtù. Essere gentili non è sicuramente una virtù.

Il primo passo è determinare con quale disturbo di personalità stai avendo a che fare. Una volta che la persona ha mostrato comportamenti abusivi e di bullismo, arrivando al punto di provare piacere e soddisfazione nel causare intenzionalmente angoscia emotiva, puoi essere certo di avere a che fare con un bullo psicopatico manipolatore, abusivo e sadico, e devi rispondere di conseguenza per proteggerti.

Colpo di scena? Quando il bullo psicopatico e totalmente abusivo perseguita un cane pastore, invece di ciò che ha falsamente supposto essere una preda. Sono sempre stata una sostenitrice della giustizia, con un forte senso di giustizia e che si è sempre battuta per le persone e gli animali. Quando il bullo pensa di abusare di una preda, quando in realtà ha commesso l’errore più grande che potesse mai fare, molestando spudoratamente e palesemente un cane pastore che lotta per la dignità, il rispetto di sé e la giustizia.

I cani pastore non solo si difendono e difendono gli altri, ma insegnano ai bulli abusivi e psicopatici una lezione necessaria e meritata. I cani pastore insegnano ai predatori che tutte le azioni, specialmente quelle illegali, hanno conseguenze e nessuno è al di sopra della legge.


fonte: https://bitasavissblog.com/
19 gennaio 2024
Traduzione a cura della pagina Narcisismo Patologico

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Come evitare una relazione con un narcisista.

Uno dei modi migliori per gestire la relazione con un narcisista è NON AVERNE AFFATTO!

Ecco come fare per evitare di rimanere impantanati in una relazione con un narcisista.

Occorre:

LA CAPACITA’ DI EDUCARE SE STESSI A RICONOSCERE QUESTO TIPO DI PERSONE;

– AUTOCONSAPEVOLEZZA;

– AUTOSTIMA.

1. Innanzi tutto i narcisisti sono spesso attratti da persone che servono ai loro interessi e che danno loro la massima attenzione. Quindi, se sei una persona con la sindrome della crocerossina (io ti salverò) ATTENZIONE! Sei la compagna ideale per un narcisista.

2. Se sentiamo che non possiamo fare a meno di salvare qualcuno o di dedicare il nostro tempo a qualcosa, evitiamo di indirizzarci verso una persona! Gli animali randagi, i senzatetto, le opere di carità…  ci sono tantissimi modi per aiutare il mondo. L’unico da evitare e di dedicare tutte le energie mentali ed emozionali a qualcuno che ha un vuoto enorme e che perdipiù non potrà mai essere colmato!

3. Impariamo a distinguere le persone che hanno una reale esigenza da quelle che ci stanno manipolando per il loro tornaconto personale. Non si dovrebbe MAI entrare in relazione con una persona che sostiene di avere bisogno di noi solo per ottenere qualcosa!  Dovremmo intrecciare relazioni sono con persone emotivamente stabili che ci piacciono e che vogliono stare con noi, che non affermano di avere bisogno di noi per sopravvivere. questo porta solo a modelli relazionali emotivi non sani.

4. Se ci troviamo spesso con dei “perchè” qualcuno sta facendo qualcosa, o pensiamo “io proprio non riesco a capire”, prendiamolo come una BANDIERA ROSSA GIGANTE! I narcisisti hanno una vita e dei modelli di pensiero che sono come dei labirinti. Fanno di tutto per il loro guadagno, e solitamente operano al di fuori della normale linea di pensiero razionale. Essi non possono comunicare come una persona normale perchè se fossero onesti ammetterebbero che stanno facendo tutto da soli. Farebbero saltare la loro copertura. 

5. ATTENZIONE A CHIUNQUE CERCHI DI FARTI SENTIRE IN COLPA! Anche questa è una BANDIERA ROSSA che si dovrebbe prendere molto sul serio. La colpa non è amore, ma è lo strumento principale del narcisista. Useranno il senso di colpa per avere la nostra attenzione, per tenerci in gioco, tenerci lontano da persone che non vogliono vicino a noi, per arrivare a fare ciò che vogliono che noi facciamo. Anche per le cose più piccole come decisioni su cosa fare in una data. Chi ci ama non cercherebbe MAI di manipolarci, vorrebbe solo dire la verità su ciò che vuole, prendere in considerazione ciò che noi vogliamo, e prendere una decisione.

6. ATTENZIONE alle persone che cercano di dirci che i loro problemi sono giganti, e che hanno bisogno di più tempo per capire i problemi delle altre persone. Questo è uno degli strumenti principali di un narcisista . Essi cercano di mantenere una mistica di se stessi, come se essi fossero profondi e misteriosi. Pensano che questo vi terrà vicini o vi impressionerà e non vi farà porre altre domande. E’ menzogna ed è manipolazione. Non abboccate. In un rapporto reale, il nostro partner non ci tratterà come se lui/lei fosse il più grande, più importante, o più magnanimo di te.

7. Proprio come le persone che operano altre forme di abuso, UN NARCISISTA NON E’ REALMENTE IN CERCA DI AMORE. Sta cercando di riempire un vuoto grande quanto la sua propria disfunzione. Ricordati di questo, è la dolorosa verità. Se non sei stato tu, sarebbe qualcun altro. E ‘ tipico di un narcisista spostarsi rapidamente da un rapporto all’altro. Perché non si tratta di amore o di prendersi cura di qualcuno, si tratta di avere qualcuno che appaghi i suoi bisogni.

8. Per favore, fate attenzione a coinvolgervi sentimentalmente con un narcisista, o anche conviverci anche solo come compagno di stanza. Può essere un’esasperante e triste esperienza che che può lasciare delle cicatrici.  E ‘ solo un’altra forma di un rapporto violento.

9. Se ci sembra di essere costantemente attratto da egoisti, persone instabili o persone con comportamenti narcisistici, è necessario fare un po’ di auto-esplorazione. Considerare una terapia per se stessi, al fine di rompere il ciclo di rapporti malsani. MERITIAMO DI MEGLIO!

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Piccola Guida per donne che hanno subito violenza e le persone a loro vicine


CONOSCERE: UNA POSSIBILE DEFINIZIONE

Si può considerare violenza alle donne ogni abuso di potere e controllo che si manifesta attraverso il sopruso fisico, sessuale, psicologico.

Esistono diversi tipi di violenza che possono manifestarsi isolatamente e/o combinati insieme.

VIOLENZA FISICA

Ogni forma di violenza contro di te, il tuo corpo, le tue proprietà.
Ad esempio:

Lui ti ha spintonata, costretta nei movimenti, sovrastata fisicamente, dato pizzicotti, morsi, pugni, calci, schiaffi;

ti ha privato di cure mediche

ha distrutto i mobili della tua casa, come forma di intimidazione;

ha strappato le foto dei tuoi familiari,

ha tagliato i tuoi vestiti,

ha distrutto i documenti, il tuo permesso di soggiorno.

VIOLENZA PSICOLOGICA

Ogni abuso e mancanza di rispetto che lede la tua identità di persona.

Ad esempio:

Lui ti critica costantemente, ti umilia e ti rende ridicola davanti agli altri,

ti insulta, ti segue, ti controlla nei tuoi spostamenti:

ti impedisce di vedere i tuoi familiari, di frequentare gli amici;

minaccia di far del male a te, ai tuoi figli e alla tua famiglia,

ti impedisce di avere interessi tuoi.

Minaccia il suicidio o di farsi del male.

VIOLENZA ECONOMICA

Ogni forma di controllo sulla tua autonomia economica.

Ad esempio:

Sabota i tuoi tentativi di lavorare o trovare un lavoro,

non ti permette di avere un conto corrente,

ti tiene all’oscuro delle entrate familiari,

si è appropriato dei tuoi averi

VIOLENZA SESSUALE

(ogni forma di coinvolgimento in attività sessuali senza il tuo consenso)

Imposizione nella coppia:

il tuo partner ti impone rapporti sessuali contro il tuo desiderio,

ti costringe ad utilizzare materiale pornografico,

ad avere rapporti in presenza o con altre persone

Violenza sessuale da estranei:.

Costrizione a rapporti sessuali da uno o più persone.

Il caso di un conoscente che non accetta che tu gli dica di no.

Abuso sessuale intrafamiliare:

Un tuo conoscente o amico di famiglia ti ha costretto a guardare o partecipare a rapporti sessuali.

Ti ha coinvolto nel tempo, attraverso il gioco, in attività sessuali

CAPIRE: CIO’ CHE AVVIENE IN UNA RELAZIONE PERICOLOSA

La violenza nella coppia:

Il clima di violenza nella coppia si sviluppa nel corso del tempo in modo graduale attraverso litigi che diventano sempre più frequenti e pericolosi.

Gli episodi violenti si scatenano spesso per motivi banali e sono seguiti dalle scuse e dal pentimento del partner (le “false riappacificazioni) che promette che si è trattato di uepisodio straordinario e non si ripeterà più.

Inizia così la “luna di miele”, un periodo in cui il rapporto, apparentemente più saldo, riprende come se niente fosse accaduto.

La donna, nella speranza che domani sarà diverso, si trova a minimizzare le tensioni e a nascondere all’esterno e a se stessa il proprio disagio e la pericolosità della situazione.

Solo col tempo ci si rende conto di non poter controllare il comportamento sempre più violento del compagno;

nonostante i tentativi di adeguarsi alle sue innumerevoli richieste, il rapporto violento si instaura in modo graduale attraverso litigi, nati per motivi banali, che col tempo divengono più frequenti e più intensi. È questo il “ciclo della violenza”.

L’abuso sessuale intrafamiliare:

L’abuso sessuale all’interno della famiglia può avvenire con modalità violente, cioè attraverso la costrizione e la forza, oppure con modalità seduttive, attraverso il gioco e atteggiamenti ambigui di interessamento e affetto.

SENTIRE

ILTUO SENTIRE: REAZIONI NORMALI A EVENTI ANORMALI

Il maltrattamento

• Forse ritieni di essere l’unica ad aver vissuto situazioni di questo genere.

• Probabilmente stai pensando che non ci sono soluzioni.

• Pensi di essere sbagliata e ti sei convinta di essere una cattiva madre e una pessima moglie.

• Forse cerchi di capirlo e di giustificare la sua violenza, perché lui ha avuto un’infanzia difficile o un padre violento.

• Provi vergogna e temi che nessuno ti possa capire.

• Forse dopo aver accennato alla situazione che stai vivendo, ti sembra che

un’amica abbia preso le distanze.

• Forse sei arrabbiata con te stessa.

• Ti senti sola e hai pochi contatti con familiari e amici.

• Forse sei confusa e incapace di concentrarti.

• Spesso ti senti in ansia e hai paura per te e per i tuoi figli.

• Credi che lui abbia l’intero controllo della situazione.

• Probabilmente ritieni che quello che stai vivendo sia normale, faccia parte ormai della tua vita.

• Ti sembra che nessuno prenda una posizione o si schieri dalla tua parte.

• È probabile che tu abbia paura di affrontare la vita senza di lui.

• Forse hai paura che i tuoi figli possano soffrire.

• Magari hai paura che lui possa divenire più violento se decidi di lasciarlo.

• È possibile che tu sia preoccupata per lui e per quello che gli può succedere.

• Forse ti sei sentita dire da qualcuno che “devi sopportare” per la famiglia.

Donne che hanno vissuto situazioni di violenza all’interno della coppia provano sentimenti e paure di questo genere. Gli uomini che maltrattano tendono ad isolare, svalorizzare e umiliare le donne vittime della loro violenza.

Questo porta le donne a convincersi di essere inadeguate, colpevoli e di meritarsi il maltrattamento. Inoltre è difficile spezzare un legame in cui hanno creduto ed investito affettivamente, soprattutto se sole e senza appoggio.

“Dargli un”altra possibilità” diventa un modo per tentare di salvare la relazione e tenere unita la famiglia.

È importante che ogni donna ricordi : Tu non sei un problema, tu hai un problema”.

Se sei madre:

• Forse hai notato che tuo figlio/a durante le scene violente “si è messo in mezzo” e ha cercato di difenderti.

• Ti sei accorta da qualche tempo che fatica a concentrarsi e ha difficoltà scolastiche.

• Ti sembra che abbia problemi di alimentazione.

• Forse non dorme tranquillo/a, ha incubi ricorrenti e ha ricominciato a fare la pipì a letto.

• Hai notato che spesso è agitato/a e ha paura a rimanere solo/a.

• Probabilmente ti sembra arrabbiato/a con te.

• Forse hai visto o ti hanno riferito comportamenti aggressivi a casa o a scuola con i coetanei.

• Ti sembra che anche per lui/lei la violenza sia la normalità.

Questi possono essere segnali importanti su cui riflettere.

Nelle famiglie violente anche quando i bambini non subiscono maltrattamenti sono comunque esposti a forti pressioni. Spesso le donne, anche a tutela dei figli, tentano di nascondere e minimizzare, ma questo non modifica il clima di tensione e sofferenza. Per un bambino essere testimone di violenza può essere devastante quanto esserne vittima diretta. Per questo è importante trovare un aiuto adeguato.

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L’abuso sessuale intrafamiliare

• Forse ti capita di chiederti: perché proprio a me ?

• Non riesci a spiegarti perché tua madre non ti ha protetta

• Forse ti chiedi come mai, nonostante tutto ciò che ti ha fatto, gli vuoi ancora bene.

• Hai soltanto flash-back o incubi ricorrenti, ma non ricordi precisi.

• Forse hai pensato che questa fosse solo una tua fantasia e non un fatto reale.

• Forse non ricordi interi periodi della tua infanzia o del tuo passato.

• Forse hai paure inspiegabili, paura dei rapporti con gli uomini.

• Forse ti senti sporca.

• Ti senti in colpa per quanto è accaduto.

• Temi che, rivelando ciò che hai subito, possa capitare qualcosa di irreparabile alla tua famiglia.

Le giovani donne che hanno subito abuso provano sentimenti di questo genere. Vivono un tradimento profondo da parte di chi le ha abusate e da parte di chi, come la madre, è stata assente e non in grado di proteggerle. È frequente che provino sentimenti ambivalenti di affetto e ostilità verso l’abusante, vissuto come una presenza affettiva importante.

• Hai paura che “gli altri” possano abbandonarti o non trattarti più come prima.

• Hai problemi con il tuo corpo e con la sessualità.

• Forse ti è capitato di vivere delle altre situazioni in cui hai avvertito il rischio di un’ulteriore violenza.

• Forse senti di aver vissuto relazioni di coppia problematiche.

• Ritieni di non poter avere più una vita “normale”.

Non potersi difendere da persone della propria famiglia o da conoscenti genera insicurezza e porta le ragazze a crescere non avendo fiducia negli altri.
Si sentono “diverse” dalle loro coetanee e colpevoli per quanto è successo. Talvolta per le giovani vivere “situazioni a rischio” è un modo per tentare di allontanare le paure e sperimentare la propria capacità di reagire e opporsi alle imposizioni e alla violenza.
Per tutto questo è fondamentale riuscire a parlare con qualcuno che possa capirti.

La violenza sessuale

• Forse sei in preda al panico e alla confusione.

• Forse provi vergogna per quello che ti è successo.

• Forse provi disgusto per il tuo corpo.

• Probabilmente sei arrabbiata con te stessa per non essere stata abbastanza prudente.

• Forse ti sei chiesta se sei stata tu a provocare la violenza.

• Forse non ti sei resa conto di ciò che stava succedendo.

• Forse ti sei sentita giudicata e non creduta dalle persone a cui hai raccontato.

• Forse adesso hai paura a uscire o a rimanere da sola

• Forse adesso hai difficoltà a vivere l’intimità con il/la partner.

• Forse hai bisogno di una vita sessuale intensa per riconfermare ogni volta la tua “normalità”

Subire violenza sessuale significa vivere sentimenti ed emozioni di questo tipo. Le donne che hanno subito violenza hanno la sensazione di aver perso il controllo della propria vita, l’autonomia e la fiducia in se stesse e negli altri. È importante che ogni donna si riconosca la possibilità di esprimere il proprio desiderio sessuale e di rifiutare l’imposizione dell’altro per non sentire il peso del senso di colpa.

SENTIRE: ALCUNI EFFETTI DELLA VIOLENZA

La violenza produce un trauma profondo che colpisce tutti gli aspetti della vita, della persona e delle relazioni.

Le donne trovano strategie per difendersi dal dolore, che, apparentemente efficaci in un primo momento, possono in seguito divenire veri e propri disagi. Talvolta ad esempio cercano di calmare l’ansia e le preoccupazioni assumendo alcool, droghe o eccedendo con gli psicofarmaci, ma col tempo questo può diminuire le energie per affrontare la situazione.

Sono frequenti:

• Apatia

• Difficoltà di attenzione e di concentrazione

• Instabilità emotiva

• Ansia

• Abuso di alcool, droghe, psicofarmaci

• Paura e sfiducia verso gli altri

• Difficoltà in relazione alla sessualità

Col tempo, infatti, se non si è ricevuto il sostegno adeguato, si possono sviluppare conseguenze e disturbi più evidenti e definiti, quali:

• Attacchi di panico

• Fobie

• Disturbi alimentari

• Disturbi del sonno (incubi, sogni ricorrenti)

• Disturbi psicosomatici

• Dipendenza da sostanze (alcool, droghe, psicofarmaci)

COSA FARE

USCIRE DALLA VIOLENZA SI PUO’

INSIEME È PIÙ FACILE

Affrontare le situazioni di violenza è estremamente complesso, ma uscire dalla violenza si può.

Se hai vissuto situazioni di questo tipo probabilmente hai bisogno che qualcuno ti ascolti, ti comprenda e ti creda. Ciò ti permetterà col tempo di superare la vergogna, affrontare il senso di colpa e iniziare a mettere ordine nella tua vita.

Puoi scegliere di avere un confronto per capire ciò che stai vivendo, sapere dove trovare aiuto ed evitare di affrontare da sola questa difficile situazione.

Questi sono i primi passi che puoi iniziare a fare per te:

Riconoscere di vivere o aver vissuto una situazione di violenza.

Riconoscere che la violenza non è mai giustificabile.

Riconoscere che tu non sei mai responsabile della violenza che subisci.

Riconoscere che è normale che tu ti senta depressa e triste. Ma ricordati

che è sempre possibile trovare una soluzione.

• Parlare di quello che stai vivendo con qualcuno, che ritieni possa capirti e aiutarti.

• Rivolgerti ai centri che si occupano di violenza. Qui puoi trovare informazioni, supporto e consulenze specifiche.

II PARTE

Questa seconda parte si rivolge in particolare ad amici, familiari e partner delle donne che hanno subito violenza. Spesso chi è coinvolto indirettamente subisce su di sé il riflesso del trauma. Scoprire di avere bisogno di un sostegno per sé e per aiutare la donna che le /gli sta accanto è un passaggio fondamentale nell’affrontare la situazione.

CAPIRE: RICONOSCERE LA VIOLENZA

-Forse ti è capitato di intuire qualcosa e ti chiedi che cosa le sia successo

-Forse l’hai sentita piangere più di una volta o la vedi triste e agitata

-Forse hai visto dei segni sul suo corpo e lei ti ha raccontato di aver avuto un incidente o di essere caduta

-Forse hai notato che da qualche tempo ti evita e/o si è allontanata da te

-Forse sei convinta/ o che siano solo tue fantasie e che ti preoccupi eccessivamente

-Lei ti dice che ha paura e teme per sé e per i suoi figli

-Qualcuno ti ha raccontato qualcosa, ma vorresti che anche lei ti parlasse della sua situazione

-Forse sei sorpreso/a perché li conosci da tempo e non avresti mai pensato che potessero vivere una situazione di questo tipo

-Ti ha raccontato di essere stata costretta da un conoscente ad avere un rapporto sessuale ma si chiede se questo è uno stupro

-Forse, per spiegarti alcune sue difficoltà, ti ha accennato che “qualcosa” è avvenuto nel passato

Nelle situazioni di violenza la vergogna e la paura spesso impediscono alla donna di parlare con qualcuno e di chiedere aiuto.

Talvolta non si confida per non far soffrire le persone a cui vuol bene. È probabile che chi è vicino a lei intuisca la situazione, ma abbia difficoltà a trovare il momento e le parole giuste per affrontare l’argomento.

Quando la violenza è un evento del passato, ciò che risulta evidente sono le difficoltà (di relazione, sessuali, etc.) che la donna vive nel quotidiano.

È importante non sottovalutare la propria intuizione e manifestare alla donna la propria disponibilità all’ascolto. In altri casi le donne parlano anche se con fatica della loro esperienza di violenza: in questo modo stanno chiedendo aiuto.

SENTIRE: REAZIONI NORMALI AD EVENTI ANORMALI

Il maltrattamento nella coppia

-Forse sei frastornata/o per quello che hai scoperto della loro situazione.

-Forse sei arrabbiata/o con entrambi.

-Forse senti il bisogno di fare qualcosa di concreto per lei.

-Forse pensi che lei abbia delle responsabilità se lui la maltrattata.

 -Forse pensi sia masochista per accettare senza mai ribellarsi un rapporto cosi negativo.

 -Ti può capitare di pensare che la tua cultura e la tua esperienza ti proteggano da situazioni di violenza.

-Probabilmente la sua paura ti spaventa e ti senti impotente e scoraggiata/o.

-Forse la sua sofferenza ti deprime perché lei sembra non reagire.

-Forse ti sembra inutile tutto quello che fai, pensi di non occupartene più.

-Forse temi che anche la tua vita, la tua famiglia siano in pericolo.

-Forse pensi di sapere qual è la soluzione migliore per lei, ad esempio la denuncia.

 -Probabilmente pensi che anche lui abbia bisogno di aiuto.

-Forse non capisci come lei, dopo tanti anni, possa ancora rimanere lì e continuare ad amarlo.

Trovarsi vicino ad una donna che ha subito violenza significa fare i conti con sentimenti e reazioni di questo tipo. Può capitare di sentirsi distanti da quanto le sta accadendo, oppure di sentirsi così coinvolti e confusi da non riuscire a prendere iniziative.

Le situazioni di maltrattamento sono complesse ed è normale sentirsi impotenti e scoraggiati per il fatto di non riuscire a fermare la violenza. Spesso si avverte il bisogno di una soluzione concreta e tempestiva, ma talvolta questo non è prioritario per la donna.

Può sembrare incomprensibile il fatto che la donna non abbia ancora deciso di interrompere il ciclo della violenza. Questo spesso provoca in chi le è vicino rabbia e frustrazione.

È importante considerare che ogni donna ha bisogno di tempo per decidere cosa fare.
Ricordare tutto ciò aiuta a non giudicarla in modo negativo e a non colpevolizzarla.

Aiutarla significa non sostituirsi a lei.

L’abuso sessuale intrafamiliare

 -Forse ti senti disorientata/ o per quello che lei ti ha detto, vedi la sua sofferenza ma non credi che sia veramente accaduto.

-Probabilmente sei a tal punto sconvolta/o che non riesci a sopportare neanche l’idea che sia potuto accadere.

 -Forse pensi che nell’abuso sia stata in qualche modo complice.

-Probabilmente non ti spieghi come possa aver voluto bene alla persona che l’ha abusata.

 -Forse ti sembra inconcepibile che un altro uomo possa aver compiuto una simile violenza.

L’abuso sessuale all’interno della famiglia ha meccanismi molto complessi ed è per questo veramente difficile capire i sentimenti spesso contrastanti e le reazioni di chi ne è coinvolto. Anche le ragazze che hanno subito abuso provano sentimenti ambivalenti di affetto e ostilità, di cui non riescono a darsi una spiegazione, verso l’abusante e la propria madre. È fondamentale sapere che in queste situazioni le bambine e le adolescenti non hanno mai la possibilità di scegliere. Come uomo inoltre, è estremamente difficile accettare che un altro uomo possa avere attenzioni sessuali verso la propria figlia, sorella o nipote. Questo può portare ad interrogarsi sulla violenza degli uomini.

Se sei il suo partner:

-Forse hai bisogno di sapere cosa è accaduto nel suo passato.

-Forse sei preoccupato perché lei non vive serenamente la sessualità.

-Forse ti è capitato di sentirti rifiutato.

-Forse senti il bisogno di essere rassicurato.

-Forse ti senti la responsabilità di renderla felice.

-Probabilmente il futuro con lei ti preoccupa.

Spesso i partner sentono il rapporto messo in crisi dall’evento accaduto, faticano a capire le reazioni e certi comportamenti della propria compagna.

In particolare, per quanto riguarda la sessualità, è frequente che abbiano bisogno di comprendere le ragioni del suo disagio che si riflette sul rapporto di coppia.

È importante trovare uno spazio di aiuto per la coppia, per migliorare la qualità del rapporto e così avere una relazione più appagante.

Può essere allo stesso modo utile che il partner parli con qualcuno, che lo aiuti a comprendere e a raccogliere le informazioni di cui ha bisogno.

Se sei sua madre:

-Forse non riesci a credere a ciò che tua figlia ti ha rivelato.

-Ti chiedi come mai non ti sei accorta di nulla.

-Probabilmente pensi che nella tua famiglia una cosa del genere non doveva capitare.

-Forse ti chiedi perché il tuo compagno e tua figlia ti abbiano fatto una cosa del genere.

-Forse hai paura di ciò accadrà alla tua famiglia.

-Probabilmente ti senti in colpa per non averla protetta.

-Forse vorresti aiutarla, ma ti senti incapace di farlo.

-Forse ti chiedi come sia potuto accadere anche a lei.

Spesso le madri delle ragazze, che hanno subito abuso, provano sentimenti contrastanti come dolore, rabbia, impotenza, scoraggiamento. In famiglia tutti si sentono minacciati e temono quanto accadrà in futuro. In particolare, per la madre, significa mettere in discussione se stessa come madre, come donna, e la propria scelta sentimentale.

La violenza sessuale

 -Forse pensi che se non fosse uscita di casa, a quell’ora, non le sarebbe successo nulla.

 -Probabilmente ti senti impotente o frustata/o perché lei non è andata a denunciare il fatto e non vuole farlo.

 -Forse sei turbata/o perché ti ha detto che suo marito non rispetta il suo desiderio e le impone comportamenti sessuali che lei non accetta.

Di fronte a fatti di violenza sessuale da sconosciuti o all’interno della coppia, è frequente avere sentimenti contrastanti. È difficile uscire dagli stereotipi circa la violenza sessuale ed avere un atteggiamento veramente libero dal giudizio.

La donna stessa ha avuto bisogno di tempo per capire che cosa le è successo, accettare le proprie reazioni (dolore, colpa, rabbia, paura).

Potrebbe essere utile sapere che la vicinanza e presenza come amica/o, familiare e partner è importante per non farla sentire sola. Tuttavia sarà lei a decidere che cosa fare.

-Forse provi rabbia perché questi fatti accadono ancora.

-Probabilmente come donna senti di avere paura che qualcuno possa fare a te quello che è stato fatto a lei.

-Forse pensi che, se fosse capitato a te, non avresti la forza di superarlo.

-Forse pensi che sia un fatto così grave da non sentirti in grado di starle vicino.

Come donna accogliere il dolore di un’altra donna che ha subito violenza sessuale può significare identificarsi con lei e quindi “viverlo sulla propria pelle”.
Talvolta questo può portare ad allontanarsi da lei per evitare di soffrire.

Se sei il suo partner:

 -Forse ti senti invaso dalla rabbia e dal dolore e non riesci ad occuparti di lei.

-Forse avresti voglia di farla pagare a chi le ha fatto del male.

-Probabilmente sei preoccupato per la salute fisica e psicologica della tua compagna.

-Forse pensi che da te si aspetta un aiuto più importante e per questo ti senti una grande responsabilità.

-Forse la vedi soffrire e vorresti confortarla.

-Forse sei confuso, perché lei ti dice che ha paura, non vuole uscire di casa, ma neanche rimanere sola.

-Forse ti senti rifiutato da lei e condizionato dalla sua esperienza.

-Ti senti probabilmente in crisi dal momento che anche tu sei un uomo.

Essere il compagno di una donna che ha subito violenza sessuale significa affrontare la rabbia per quanto è accaduto e fare i conti con la sensazione di aver subito una profonda ingiustizia.

A questo spesso si accompagna un senso di impotenza nei confronti della sofferenza della donna, che talvolta non si sente in grado di parlarne con il proprio partner e tende a chiudersi nel proprio dolore o a cercare altre persone meno coinvolte con cui parlarne.

Spesso i partner faticano ad accettare che per la donna la denuncia non è la soluzione. Non è detto, infatti che, per lei, appagare il “bisogno di giustizia” sia una priorità. Per tutto questo può essere importante darsi la possibilità di parlare con qualcuno della propria sofferenza e delle proprie difficoltà.

COSA FARE

PER LEI

Le situazioni di violenza, come abbiamo visto, si ripercuotono sulla vita e nell’esperienza di quanti sono vicini alla donna.

Aiutarla vuol dire soprattutto mettere a fuoco alcuni atteggiamenti che si rivelano più vantaggiosi per lei.

Per questo è importante:

• Crederle

• Essere disponibile ad ascoltarla.

• Ricordare che “l’ascolto” è la prima azione concreta per affrontare e risolvere la situazione di violenza.

• Mantenere la riservatezza su quanto ti racconta.

• Non giudicarla e non colpevolizzarla anche se non sei d’accordo.

• Aiutarla a riconoscere di aver subito una violenza, non minimizzando la situazione.

• Rispettare i suoi tempi di decisione e di azione.

• Non imporle consigli.

• Non sostituirsi a lei nelle decisioni.

• Darle riferimenti di Centri e strutture a cui rivolgersi e accompagnarla se lei te lo chiede.

PER TE

Sostenere questa situazione è pesante, ti accorgi che hai reazioni che non ti aspettavi, ti senti confusa/ o e impotente, senti il bisogno di confrontarti con qualcuno.

Per questo è importante:

• Pensare che queste sono reazioni normali, la situazione è anormale.

• Sapere che non puoi risolvere la situazione da sola/o.

• Rivolgerti ai Centri che si occupano di violenza per raccogliere informazioni, confrontarti con qualcuno e chiedere un aiuto per te.







Immagine: Acquerello dell’artista turca Hülya Özdemir, Nothing but their names (Nient’altro che i loro nomi), 2017. Essa rappresenta il busto di una bellissima ragazza con una chioma nera che si sviluppa verso l’alto. La sua figura è circondata da tanti papaveri colorati con diverse gradazioni di arancio.

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il caso Cospito: “irrazionalità e cattiveria”

Sono costretta a scrivere qui perchè su fb, in seguito a qualche segnalazione, ho subito limitazioni al mio account e censura della notizia.

il caso Cospito: “irrazionalità e cattiveria”

Da leggere

“Si è appreso giorni fa che Cospito “non può tenere in cella le foto dei genitori defunti in quanto viene richiesto il riconoscimento formale della loro identità da parte del sindaco del paese d’origine”. E’ strano immaginare che per esserne scandalizzati bisogni simpatizzare per l’anarcoinsurrezionalismo. E ancora più strano che la solidarietà con la ribellione di Cospito spetti agli anarcoinsurrezionalisti, qualunque cosa voglia dire.

E’ probabile che la fame di Cospito arrivi molto prima della sentenza della Consulta. Ho provato a riassumere. Non provo nemmeno a commentare: non si può commentare la smisuratezza. La giustizia è smisurata e si compiace di esserlo, i suoi amministratori hanno nomi e cognomi ma non li indossano, bastano le uniformi, sono esseri smisurati per irrazionalità e cattiveria. Il cielo li protegga. Hanno chiamato la loro indagine “Scripta manent”. I romani sapevano che Deus dementat quos perdere vult. Traduzione, aggiustata: Dio toglie il senno a coloro che muoiono dalla voglia di mandare in rovina il proprio prossimo.”

l’articolo intero:
https://archive.is/H8OzI

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L’ATTRAZIONE TOSSICA TRA UN EMPATICO E UN NARCISISTA

Sto scrivendo questo articolo dalla prospettiva di un empatico, anche si mi piacerebbe leggermi dal punto di vista di un narcisista. Scrivendo da molto sul tipo di personalità empatica, ho stretto legami con molte altre persone che si definiscono empatiche e per molto tempo mi hanno raccontato della facilità d’instaurare rapporti con dei narcisisti. C’è un collegamento. Così, ho deciso di capirne di più.

Questa è la mia teoria …

Dalla mia esperienza e dai miei studi sulla personalità narcisista, c’è un nucleo ricorrente: il narcisista è ferito. Qualcosa, da qualche parte lungo la strada, di solito durante l’infanzia, ha provocato un sentimento d’inutilità nella persona che è quindi alla costante e disperata ricerca di approvazione.

Ecco che arriva l’empatico, il guaritore. Un empatico ha la capacità di percepire e assorbire il dolore degli altri e spesso lo prende come se fosse il proprio. Se un empatico non è consapevole dei propri confini e non capisce come proteggersi, si legherà molto facilmente e rapidamente al narcisista per cercare di risolvere e riparare i suoi danni, tentando di sradicare il suo dolore.

Quello che l’empatico non sa è che il narcisista è una ventosa di energia, un vampiro per così dire. Si prenderà la vita e l’anima di chiunque entrerà in contatto con lui. Questo è il modo in cui costruisce le proprie riserve e, in tal modo, utilizza lo squilibrio a proprio vantaggio.

Questa dinamica confonde e debilita l’empatico, come se questo non avesse una piena comprensione delle capacità proprie o altrui, non riuscirà a vedere che non tutti sono come lui. Un empatico si metterà sempre nei panni degli altri e ne sperimenterà i sentimenti, i pensieri e le emozioni, dimenticando che le altre persone possono avere un ordine del giorno diverso dal suo e che non tutti sono sinceri.

L’agenda del narcisista è la manipolazione, essendo spesso in una posizione che gli consente di prendere il controllo sugli altri. L’agenda dell’empatico è l’amore e la cura. Più amore e cura un empatico offre, più potente sarà il narcisista.

Più potente diventa il narcisista, più è probabile che l’empatico si ritirerà in uno stato di vittimismo. Poi, avverrà un grande cambiamento – l’empatico assumerà anch’esso tratti narcisistici perché ferito e continuerà ad alimentare questa dinamica nella vicinanza al narcisista. In poco tempo, s’instaurerà un circolo vizioso.

Quando un narcisista vede che un empatico è ferito, gioca su questo e l’intenzione principale sarà quella di lasciarlo in uno stato di sconforto. Più un empatico si rattrista, meglio si sentirà il narcisista. L’empatico inizierà a cercare freneticamente l’amore, la convalida, la conferma e l’accettazione dal narcisista e ogni grido di aiuto in quanto tale confermerà al narcisista la disperazione che sente dentro. Può derivarne una battaglia amara.

Siccome l’empatico si concentra esclusivamente sul dolore, il trauma e la distruzione, diventa ossessionato e non riesce più a vedere da dove il danno proviene. Invece di guardare verso l’esterno e di vedere le cause, l’empatico girerà tutto verso l’interno per incolpare se stesso.

Qualsiasi tentativo di comunicare in modo autentico con il narcisista sarà inutile. Ma non solo, questo essendo estremamente carismatico e manipolatore, avrà il potere di rigirare le cose. Un narcisista darà la colpa del proprio dolore all’empatico, oltre a farlo sentir responsabile del dolore che prova.

Un empatico saprà di trovarsi in una relazione distruttiva a partire da questo momento e si sentirà così insicuro, non amato e indegno da dare tutta la colpa al narcisista. Emotivamente esausto, perso, impoverito e debilitato, l’empatico faticherà a capire cosa è successo alla persona una volta amorevole, attenta e carismatica dalla quale era attratto.

Tuttavia, se un empatico sceglie di stare con un narcisista e rifiuta di assumersi la responsabilità di ciò che succede, sta prendendo una decisione. Un empatico non può lasciare che la propria autostima venga determinata da un narcisista, dovrebbe fidarsi e credere in se stesso per riconoscere che non si merita determinate parole e atteggiamenti.

Bisogna accettare e capire che non siamo qui per risolvere problemi altrui. Non possiamo. Ognuno è responsabile e capace di fare da sé, ma solo se sceglie di farlo.

La possibilità che un narcisista cambi è altamente improbabile. Se un narcisista vuole cambiare bene, ma non accadrà mai a spese di qualcun altro. Quando si renderà conto di aver perso la capacità di controllare l’empatico, molto probabilmente andrà in cerca della prossima vittima.

La possibilità di legarsi per questi due tipi di persone è semplicemente impossibile. Il cuore del narcisista è chiuso, quello dell’empatico aperto – che è a dir poco una ricetta per un enorme disastro.

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Bibliografia: Alex Myles, Elephant Journal
Fonte: http://psiche.org/articoli/lattrazione-tossica-empatico-narcisista/

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I narcisisti provano emozioni?

Certo che sì, tutti gli esseri umani provano emozioni, è il modo in cui scegliamo di relazionarci con le nostre emozioni che è importante.
Il narcisista tende a reprimerle così in profondità che, ad ogni scopo pratico, non giocano alcun ruolo nella sua vita e nella sua condotta, sebbene svolgano un ruolo inconscio di straordinaria portata nel determinarle entrambe.

Le emozioni positive del narcisista sono strettamente intrecciate con quelle molto negative. Questo è il risultato della frustrazione e le sue conseguenti trasformazioni in aggressività.
Questa frustrazione è collegata agli Oggetti Primari dell’infanzia del narcisista (genitori o caregiver).

Invece di ricevere l’amore incondizionato di cui aveva un disperato bisogno, il narcisista era sottoposto ad attacchi di collera imprevedibili ed inspiegabili, rabbia, sentimentalità eccessiva, invidia, sollecitazioni, trasmissione di sensi di colpa ed altre emozioni parentali e schemi comportamentali insani.

Il narcisista allora ha reagito ritirandosi nel suo mondo privato, dove è onnipotente ed onnisciente e quindi immune da tali vicissitudini dolorose, ha nascosto il suo vero sé vulnerabile in una profonda cantina mentale ed esternamente ha presentato al mondo il Falso Sé.

Ma intrecciare qualcosa è molto più facile che scioglierlo. Il narcisista è incapace di provare sensazioni positive senza evocarne anche di negative. Gradualmente, diventa fobico: ha paura di provare qualcosa a meno che non sia accompagnato da qualcosa di emotivamente spaventoso, colpevolizzante, ansiogeno e fuori controllo.

Si riduce così a sentire nel suo animo fermenti attenuati che identifica ai suoi occhi e a quelli degli altri come emozioni, e persino questi vengono sentiti solo in presenza di qualcuno o di qualcosa in grado di fornire al narcisista la sua fonte di gratificazione narcisistica di cui ha così tanto bisogno.

È solo quando si trova nella fase delle sue relazioni in cui sopravvaluta l’altro (idealizzazione) che il narcisista prova gli spasmi che chiama “sentimenti”. Questi sono così transitori e fasulli che vengono facilmente sostituiti da rabbia, invidia e svalutazione. I narcisista ricrea veramente gli schemi comportamentali dei suoi Oggetti Primari, che erano tutto meno che ideali.

Profondamente, il narcisista sa che c’è qualcosa che non va. Non empatizza coi sentimenti degli altri, anzi, in realtà li disprezza e li considera ridicoli. Non riesce a capire come faccia la gente ad essere così sentimentale, così “irrazionale” (identifica l’essere razionali con l’avere la mente lucida e sangue freddo).

Spesso il narcisista crede che gli altri “simulino” con il solo scopo di raggiungere un obiettivo.
È convinto che i loro “sentimenti” si fondino a loro volta su motivazioni non-emotive e diventa sospettoso, si imbarazza, si sente costretto ad evitare le situazioni con sfumature emotive o, peggio, prova attacchi di aggressività quasi incontrollabile in presenza di sentimenti espressi in modo genuino. Questo gli ricorda quanto è imperfetto e deficitario.

Il tipo più debole di narcisista cerca di emulare e simula “emozioni” o, perlomeno, la loro espressione, l’aspetto esteriore (scimmiottamento), mima e replica l’intricata pantomima che impara ad associare con l’esistenza di sentimenti, ma lì non ci sono vere emozioni, non vi è nessuna correlazione emotiva.

Questo è vuoto scimmiottamento, privo di emozione ed essendo così, il narcisista se ne stanca presto, diventa impassibile ed inizia a produrre scimmiottamenti inappropriati (ad esempio rimane indifferente quando la normale reazione sarebbe il dolore). Il narcisista sottopone le sue finte emozioni alla sua logica, “decide” che è appropriato sentire così e così, le sue emozioni sono invariabilmente il risultato di analisi, valutazione degli obiettivi e pianificazione.

Sostituisce “ricordare” con “sentire”, relega le sue sensazioni corporee, i suoi sentimenti e le sue emozioni ad una sorta di cassaforte della memoria. La memoria a breve e a medio termine viene usata esclusivamente per custodire le proprie reazioni alle Fonti di Gratificazione Narcisista (vere e potenziali) e reagisce solo a queste Fonti.

Il narcisista trova difficile ricordare o ricreare quello che apparentemente (anche se ostentatamente) “sentiva” (anche poco tempo prima) verso una Fonte di Gratificazione Narcisistica una volta che questa ha cessato di essere tale. Quando cerca di ricordarsi i propri sentimenti, ha un vuoto mentale.

Non è che i narcisisti siano incapaci di esprimere ciò che noi tenderemmo a classificare come “reazioni emotive estreme”: piangono e si addolorano, vanno in collera e sorridono, “amano” e “vogliono bene” in modo eccessivo, ma questo è proprio ciò che li differenzia, cioè questo rapido movimento da un estremo emotivo all’altro ed il fatto che non occupano mai lo spazio emotivo che vi sta in mezzo.

Il narcisista diventa particolarmente “emotivo” quando viene svezzato dalla sua droga di Gratificazione Narcisistica.

Perdere un’abitudine è sempre difficile, specialmente una che definisce (e genera) se stessa.

Eliminare una dipendenza è doppiamente faticoso. Il narcisista identifica erroneamente queste crisi con la profondità emotiva e la sua autoconvinzione è così immensa che riesce quasi a trarre in inganno anche chi lo circonda. Tuttavia, una crisi narcisistica (perdere una Fonte di Gratificazione Narcisistica, ottenerne una alternativa, muoversi da una Spazio Narcisistico Patologico ad un altro) non deve mai essere confusa con la cosa vera, che il narcisista non prova mai: le emozioni.

Molti narcisisti hanno delle “tavole di risonanza emotiva”, usano le parole come gli altri usano i segni algebrici, meticolosamente, con cautela, con la precisione di un artigiano: scolpiscono con le parole le risonanze messe a punto di dolore, amore e paura. È la matematica della grammatica emotiva, la geometria della sintassi delle passioni. Privi di ogni emozione, i narcisisti monitorano le reazioni degli altri ed adattano le loro scelte verbali di conseguenza, finché il loro vocabolario non assomiglia a quello di chi li ascolta. È la cosa più vicina all’empatia che i narcisisti conoscono.

Per riassumere, la vita emotiva del narcisista è incolore e priva di eventi, rigidamente cieca come il suo disturbo, morta come lui. Lui prova davvero rabbia, dolore e smisurata umiliazione, invidia e paura. Queste sono le tinte dominanti, prevalenti e ricorrenti sulla tela della sua vita emotiva, ma non vi è altro, oltre a queste reazioni spontanee ataviche.

(traduzione a cura di Minerva – il testo è di Sam Vaknin, il più esperto conoscitore del narcisismo patologico, in quanto narcisista patologico consapevole, ha scritto Malignant Self Love)

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SEI UN CASINO E TI STAI CURANDO

Mentre ti curi
Mentre ricordi la tua vera natura (vasta, potente, presente e libera)
mentre rimuovi tutti i condizionamenti,
mentre ti risvegli dal sogno, dal senso di colpa e dell’abbandono di te stessa, potresti ritrovarti a piangere, a tremare, ad essere rabbiosa.

Piangi amica. Senti la rabbia.

Piangi tutte le lacrime che non hai pianto prima.

Il corpo ha bisogno di piangere a volte,
per liberare energie soffocate.

Vivi il lutto per tutte le vite che avresti voluto vivere,
tutte le vite che non sei riuscita a vivere,
in modo che tu possa tornare a questa di vita,
a questo corpo, a questo momento.

Dimentica la tua immagine.

Comincia a ruggire per la tua vita adesso.

A volte guarire non è gradevole.

È Morte. È rinascita.

È lasciare andare e lasciar arrivare.

Piangiamo. Tremiamo. Rabbrividiamo. Gridiamo.

Ci sentiamo “peggio che mai”. Facciamo un casino.

Tocchiamo lo sconforto e il dubbio così da vicino, come non lo avremmo mai creduto possibile.

Ma abbiamo iniziato a fidarci di questo processo.

E iniziamo a credere che quei sentimenti “oscuri” possano essere provati.

E vogliono che li proviamo.

Hanno desiderato che li sentissimo da quando eravamo molto piccole.

Non c’è niente di sbagliato in te.

Anche se la mente dice:

“C’è qualcosa che non va in me.” (Non c’è niente che non va in te nemmeno ad avere questo pensiero).

Fidati. E fidati del fatto che a volte devi dubitare.

Dimentica. Resisti.

Sì, fidati che a volte sentirai una resistenza a curarti.

Ma ora puoi celebrare questa resistenza!

Puoi celebrare tutto di te stessa, adesso.

Mentre piangi, mentre tremi,
mentre ruggisci come un leone,
mentre implori pietà a Dio,
mentre tocchi di nuovo terra.

Sì, sei un disastro.

Sì, stai guarendo modo tuo, che è unico.

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꧁☬ GUARIRE ☬꧂

Ho dovuto allontanarmi da molte cose per curarmi, perché è quello che facciamo noi coraggiose, “GUARIRE”!!

Guarire per non ripetere gli stessi errori.

Guarire per non uccidere i mondi degli altri.

Guarire per non sporcare altri cuori.

Guarire per non ferire.

Guarire per non dare amore a metà.

Guarire per non essere conformisti.

Guarire per rendersi conto che i fiori crescono nei giardini e non nel deserto.

Guarire per non autodistruggersi.

Guarire per purificarsi.

E anche se nella mia gola ho portato migliaia di nodi.

E anche se trovavo quasi impossibile rompere le vecchie abitudini, volevo guarire, perché è quello che fanno i coraggiosi.

Perdonare,

Sciogliere,

Amare,

Curare.

Mi manca molto, l’universo lo sa, mi manca ancora, ma un giorno alla volta, tolgo dalla mia pelle ciò che mi ha fatto soffrire.

Lo faccio, lo faccio.

Continuo a guarire per la persona più importante della mia vita, continuo a guarire per me e per Me stessa.

Buona strada, buona vita e buona guarigione!

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Quello che spesso si tace del “risveglio”

A tutte le mie amiche e i miei amici che si rendono conto di cosa sta succedendo.
A tutte le mie amicizie teoriche… sì, a volte è una maledizione e non sempre una benedizione svegliarsi.

Il risveglio è il viaggio più liberatorio, alienante, straziante, corroborante, solitario, confuso, terrificante ed espansivo.

Se ti ritrovi a lottare mentre cerchi di elaborare tutta questa follia, non sei sola.

Nessuno parla dell’oscurità che accompagna il risveglio, o del DOLORE. Non solo per il rimpianto della vita e delle illusioni che avevi una volta, ma anche per il rendersi conto che quasi tutto ciò che pensavi e sapevi era una BUGIA. Le convinzioni che hai avuto, le persone di cui ti sei fidato, i principi che ti sono stati insegnati, TUTTE LE BUGIE che ci hanno trasmesso.

Distruggere le illusioni raramente è un’esperienza gradevole. C’è una notevole quantità di disagio che deriva da questa crescita e, quel processo di lutto, non si fermerà qui.

Con queste nuove scoperte, ti ritroverai di nuovo afflitta.

Dolore per la perdita di molte relazioni con persone che semplicemente non “capiscono”.

Sentirsi sola, essere ridicolizzata e umiliata, non solo dalle persone in generale, ma anche da molte di voi, dalla propria famiglia e dalle proprie amicizie e conoscenze. Sensazione di non avere più molto in comune con le persone intorno a te.

Lottando per portare avanti conversazioni senza senso, superficiali e prive di sostanza con coloro che dormono ancora profondamente.

Sentirsi disconnesse dall’intero sistema di supporto, perché le persone non possono vedere ciò che vedi tu. Alcuni addirittura rimpiangono la perdita della loro ignoranza, perché “l’ignoranza è beatitudine” e la realtà a volte è dura.

Il risveglio può essere una strada solitaria e spesso ti ritroverai a viaggiare da sola.

Non c’è modo per addolcirlo. Svegliarsi alla realtà di questo mondo è brutale. Ti porterà attraverso l’intera gamma delle emozioni umane.

Devi padroneggiare l’arte di immergerti nella tana più oscura del bianconiglio, solo per uscirne e continuare a funzionare nella vita quotidiana, e questa è un’abilità di cui non se ne parla abbastanza.

Alcuni di voi stanno lottando per disconnettersi dalla famiglia o dagli amici, è come se esistessero in un altro mondo.

Per favore, sappi che non sei sola e non sei solo, ma hai un’intera Tribù al tuo fianco. Possiamo essere a chilometri di distanza, ma siamo PROFONDAMENTE connessi; nello scopo e nello spirito. ❤

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Se ne esce?

Ciao, dimmi la verità. Se ne esce?

perché io dopo un anno di rottura e nonostante abbia combattuto con tutte le mie forze, sono ancora qui con il groppo allo stomaco e le lacrime in saccoccia.

Fatico anche solo ad alzarmi dal letto.

Le storie possono finire, quello che mi lacera è stata la totale mancanza di rispetto nei miei confronti, schiacciata come un’ape fastidiosa quando io per prima gli ho sempre detto: se c’è qualcosa che non va, parliamone.

Poi certo, le rotture son rotture, ma farti sentire anche una nullità è un bel carico in più.

Se ne esce, perché io ho perso, oltre alle speranze, anche me stessa.

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Ciao …, SI, se ne esce! per i tempi, i modi e tutto il resto è davvero soggettivo. Un anno è abbastanza ma può non essere molto. Dalle storie più distruttive a me è servito parecchio più tempo. Non conta il risultato ma la direzione. Non perdere mai quella, se è quella giusta. E la direzione giusta è quella che ti riporta a te stessa.

Ti pubblico in forma anonima come sempre perchè questo non è solo un tuo dubbio ma quello di noi tutte che ci siamo passate.

Coraggio e non mollare MAI!

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Il Narcisismo: la religione del futuro

Il narcisismo patologico si sviluppa come un complesso insieme di difese psicologiche contro l’abuso e il trauma infantile in tutte le sue forme, inclusi non solo i “classici” maltrattamenti, ma anche l’idolatria del bambino, il soffocamento, l’accudimento invertito (il bambino che fa da genitore ai genitori *ndt) o la manipolazione.

Ogni volta che al bambino non è permesso di separarsi dalle figure genitoriali, di mettere dei paletti ed individuarsi (diventare un individuo), ne deriva un disturbo di qualche tipo, tra i più importanti è il narcisismo secondario (patologico).

Nella patologia narcisistica il bambino si crea un mondo immaginario governato da un amico immaginario, che è tutto ciò che il bambino non è: onnisciente, onnipotente, perfetto, brillante e onnipresente. In breve: un dio o una divinità. Il bambino adora il ritrovato alleato e fa un sacrificio umano a questo Moloch: gli offre il suo vero io. Fa un patto faustiano: è dotato di un’immagine di sé grandiosa, anche se fragile, e di una percezione fantastica di sé ma, in cambio, cessa di esistere.

Il narcisista esternalizza i confini dall’ego al Falso Sé e regola il suo ambiente interno (ad esempio: il suo senso di autostima) attraverso un feedback costante da una moltitudine di fonti intercambiabili di fornitura narcisistica. La sua mente è un vero alveare.

Il narcisismo è la celebrazione, l’elevazione e la glorificazione di un’assenza superiore, un vuoto urlante, il vuoto divorante di un buco nero con una galassia di oggetti interni (introiezioni) che vorticano attorno ad esso. Il narcisismo è, quindi, una religione privata che assomiglia molto alle fedi ed ai riti primitivi. È una difesa fantasy scritta in grande e andata storta, essendosi trasformata in un’illusione.

Il test di realtà è gravemente compromesso e il narcisista confonde le proprie rappresentazioni interiori delle persone con coloro che le hanno originate. Man mano che un numero crescente di persone diventa sempre più narcisista e mentre la nostra civiltà premia il narcisismo e vira verso di esso, il fascino della religione del narcisismo sta crescendo in modo esponenziale. Sta cominciando ad essere ampiamente ma disastrosamente esaltato, anche in ambito accademico, come un adattamento positivo. Disastroso perché il narcisismo, ineluttabilmente e invariabilmente, si trasforma in auto-sconfitta e autodistruzione.

Il narcisismo è la prima fede distribuita o collegata in rete: ogni credente e praticante (cioè ogni narcisista) è un adoratore ma anche un dio che adora (ha un Falso Sé divino). Ogni nodo è equipotente e autosufficiente poiché cerca di consumare l’offerta narcisistica (attenzione, buona o cattiva che sia).

Come ogni religione del passato, il narcisismo sta rapidamente diventando un principio organizzativo ed ermeneutico (esplicativo). Infonde all’esistenza un significato e una direzione. È sia prescrittivo che proscrittivo. Alimentato da tecnologie come i social media, si sta diffondendo con più alacrità di qualsiasi altra fede storica del passato.

Anche il narcisismo patologico è missionario: il narcisista tenta di convertire potenziali fonti di approvvigionamento narcisistico e partner intimi per partecipare alla sua fantasia condivisa e adorare la sua grandiosa divinità, il Falso Sé.

Tutto quello espresso sopra si applica con uguale rigore alle collettività narcisistiche. È qui che si annida il pericolo: il narcisismo è aggressivo e intollerante, non empatico e sfruttatore. È un culto della morte. Eleva gli oggetti al di sopra delle persone.

In una società dello spettacolo, chiunque è reso merce. Il materialismo e il consumismo sono manifestazioni del narcisismo come lo è l’individualismo maligno e ostentato. Il narcisismo nella collettività è indistinguibile da quello individuale: è sempre contraddittorio e si traduce in un triste autolesionismo e autodistruzione.

Lasciato sciolto, sfrenato ed elevato ideologicamente, può portare all’Armageddon in più di un modo. L’ascesa del narcisismo è inesorabile. È paragonabile al cambiamento climatico e al cambiamento dei ruoli di genere: ora non si torna indietro. Se ho ragione, richiedono grandi adattamenti su più livelli, individuale, istituzionale e collettivo:

1- Imbrigliare la considerevole energia del narcisismo e canalizzarla in modi socialmente accettabili (sublimarla). Il narcisismo prosociale e comunitario potrebbe significare un compromesso praticabile, per esempio;

2 – Mettere in atto controlli, equilibri e istituzioni per prevenire gli esiti e gli aspetti più distruttivi, insidiosi e perniciosi del narcisismo;

3 – Preparare la popolazione generale ad accettare il narcisismo come parte del paesaggio e dello spirito del tempo. Quest’ultimo obiettivo può essere raggiunto al meglio attraverso tecnologie che forniscano sbocchi al narcisismo conforme e positivo e allo stesso tempo isolino gli utenti da una realtà sempre più narcisistica. I social media e il metaverso come precursori di questi compiti gemelli. L’atomizzazione e l’autosufficienza, così come la disintegrazione delle istituzioni sociali, sono semplici sintomi di questo cambiamento strutturale in ciò che significa essere umani.

By Sam Vaknin
fonte: https://www.newsintervention.com/
traduzione a cura di Narcisismo Patologico page

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Il cambiamento come pratica giornaliera

Si pensa spesso che decidere di voler avere relazioni sane (con noi stesse e con gli altri) sia una cosa immediata.. che basta sceglierlo, deciderlo a tavolino. NO! Questa cosa non sarà mai come cambiarsi una maglietta vecchia. Piuttosto più simile ad iniziare a scrivere con la mano sinistra quando lo abbiamo sempre fatto con la destra.

Ci risulta difficile, la grafia fa schifo ed è spesso incomprensibile, impieghiamo il doppio o il triplo del tempo per avere un risultato appena appena mediocre. Sappiamo che riscriviamo con la destra sarà semplice, immediato e apparentemente bello.

Non succede da un giorno all’altro e non si impara in una notte.

Le persone che leggeranno ciò che scriviamo non apprezzeranno i nostri sforzi ma ci derideranno per la nostra pessima calligrafia.

Questo succede quando proviamo ad uscire dai nostri schemi relazionali malati. Imparare qualcosa di nuovo è sempre un lungo processo di pratica costante e perseverante.

Buona pratica per chi ha il coraggio di andare avanti su questa strada!

Ognuna di noi può essere la pioniera del Nuovo Mondo. Il vecchio è ora che muoia.

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I Narcisisti e gli psicopatici causano il cosiddetto Disturbo da Stress Post-Traumatico nelle loro vittime

In che modo i sintomi da disturbo da stress post traumatico risultanti dall’abuso o il dominio (la prepotenza) da parte di un narcisista o uno psicopatico, incontrano i criteri del DSM IV?

A. Lo stress negativo e prolungato (cronico) derivante dall’aver avuto a che fare con un narcisista o psicopatico può portare alla perdita del lavoro, della carriera, della salute, dei mezzi di sostentamento, e spesso può comportare una minaccia per il matrimonio o la vita familiare. La famiglia è una vittima non presa in considerazione.
A1. Uno dei sintomi chiave dello stress negativo prolungato è la depressione che scatta come reazione; ciò porta a un disturbo dell’equilibrio mentale, portando in primis a pensieri di suicidio, che si trasformano in seguito in tentativi e infine nella realizzazione del suicidio stesso.
A2. La vittima del narcisista o psicopatico può non essere consapevole del fatto che viene sfruttata, e anche quando arriva a rendersene conto (c’è solitamente un momento in cui la situazione diviene chiara quando la vittima capisce che le osservazioni e le tattiche di controllo ecc. sono inammissibili) la vittima spesso non riesce a convincersi a credere di avere a che fare con una personalità disturbata, che non possiede una coscienza e non condivide gli stessi valori morali della vittima stessa.
L’ingenuità è un nemico non indifferente. La vittima è sconcertata, confusa, impaurita, arrabbiata, e dopo la presa di coscienza, anche più arrabbiata.

B1. La vittima visualizza e ripete nella sua mente eventi o conversazioni in modo regolare, intrusivo e violento. Spesso i finali di queste repliche rivissute vengono volutamente alterate immaginando conclusioni favorevoli per le vittime stesse.
B2. Insonnia, incubi e il rivivere eventi passati sono episodi comuni.
B3. Gli eventi sono costantemente rivissuti, il sonno notturno non apportano ugualmente riposo o sollievo in quanto risulta impossibile “spegnere” il cervello. Il sonno risulta quindi non benefico e le vittime si svegliano ugualmente stanche, o anche più stanche di quando sono andate a dormire.
B4. Paura, orrore, ansia cronica, attacchi di panico, sono scatenati da qualunque cosa ricordi l’esperienza vissuta, per esempio ricevere comunicazioni di minacce da parte del narcisista o psicopatico o da sue conoscenze, amicizie, familiari. Allo stesso modo la diffamazione a danno della vittima da parte di chi ha perpetrato l’abuso, anche in rete (con lo scopo di far passare la vittima per colpevole ), può peggiorare gravemente o innescare tali problemi di salute nella vittima.
B5. Attacchi di panico, palpitazioni, sudorazione, tremori, vomito, mangiare troppo o saltare pasti possono presentarsi allo stesso modo.

I punti B4 e B5 si manifestano come sintomo immediato di paralisi mentale e fisica, in risposta a qualsiasi cosa riporti alla mente il narcisista, o anche nella prospettiva di dover agire nei suoi confronti.

C. E’ molto frequente l’intorpidimento di parti del corpo (dita e labbra), così come quello emozionale (in modo particolare il non riuscire più a gioire di niente). Le vittime si sentono come spente, e anche dopo diversi anni, non riescono più a trovare motivazione in nulla.
C1. La vittima cerca in tutti i modi di evitare di dire o fare particolari cose che ricordino l’orrore dell’abuso.
C2. Quasi tutte le vittime avvertono che la propria memoria è stata compromessa; ciò può essere parzialmente dovuto alla soppressione di ricordi dolorosi, e parzialmente dovuto al danneggiamento dell’ippocampo, zona del cervello legata all’apprendimento e alla memoria.
C3. La vittima sviluppa un’ossessione nel voler risolvere una vicenda che domina completamente la loro vita, oscurando ed escludendo qualsiasi altro interesse.
C4. La vittima ricerca comunemente il ritiro e la solitudine, preferisce stare sola con se stessa.
C5. Sono comunemente segnalati intorpidimento emotivo, come l’incapacità di sentire gioia (anedonia), e l’avvizzimento della capacità di amare gli altri. Le vittime temono di non riuscire ad amare più nessuno.
C6. La vittima diventa triste e malinconia e prospettano una carriera irraggiungibile, di solito con qualche giustificazione (qui non era molto chiaro, penso si riferisse al fatto che la vittima rinuncia a dei progetti e alla carriera che vede ormai come irraggiungibile). Molte vittime riportano gravi danni psichiatrici, o salute gravemente compromessa.

D1. Dormire diventa quasi impossibile nonostante si possa essere molto stanchi. Il sonno risulta così non soddisfacente, non riposante, e non dà sollievo. Al risveglio la persona si trova spesso ancora più stanca di quando è andata a dormire. Il senso di depressione diventa anche più pesante al mattino. Sensazioni di vulnerabilità (impotenza) si rafforzano nelle ore notturne.
D2. La vittima si altera spesso facilmente, è spesso costantemente irritata, anche da cose di poco conto. La vittima può arrivare a pensare a soluzioni violente, come causare un incidente o assassinare il narcisista, e i conseguenti sensi di colpa ostacolano il processo di guarigione della vittima stessa.
D3. La capacità di concentrarsi è gravemente compromessa, fino al punto di impedire la preparazione per azioni legali, studio, lavoro, o la ricerca del lavoro stesso.
D4. La vittima è in costante stato di allerta in quanto le sue facoltà di combattimento/difesa sono state permanentemente attivate.
D5. La vittima è diventata ipersensibile e spesso percepisce involontariamente e in modo inappropriato le osservazioni come critiche

E. La guarigione dall’abuso da parte di un narcisista è misurata in anni. Alcune persone non si riprendono mai del tutto. I danni subiti per lungo tempo e in modo ripetuto da parte di una persona disturbata diventano disturbo da stress post traumatico di tipo complesso.

F. Per molti abusati, la vita sociale cessa e il lavoro diventa impossibile da portare avanti. Molti sviluppano malattie autoimmuni come lupus, fibromialgia, dolore o stanchezza cronici, o diventano totalmente disabili.

La terapia può aiutare e aiuta veramente, ma richiede molto tempo e lavoro. Più a lungo aspetti per chiedere aiuto e conseguente trattamento, più profondo diverrà il danno e più difficile sarà da curare o trattare.

(fonte: http://abusesanctuary.blogspot.it/2012/01/narcissists-cause-ptsd-for-their.html; traduzione  di Valeria Pinna)

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Felice Losar

Losar inizia domani nel Tibet occupato da decenni.
I tibetani festeggeranno il nuovo anno.
Che sia un anno sereno per Tibet, Ucraina, Palestina, Siria, Yemen, Afghanistan, Somalia, Taiwan e tutti noi.
Un anno di riflessione.


Vorrei esprimere la mia solidarietà a tutte le brave persone che vivono in Russia e che non c’entrano nulla con questo attacco. Non sentitevi in colpa. Ci stanno prendendo per i fondelli a tutti.

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Famiglie tossiche: un pensiero di Jodorowsky


𝐼𝑛 𝑐𝑎𝑠𝑜 𝑑𝑖 𝑓𝑎𝑚𝑖𝑔𝑙𝑖𝑒 𝑣𝑒𝑟𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑡𝑜𝑠𝑠𝑖𝑐ℎ𝑒, 𝑒̀ 𝑐𝑜𝑛𝑠𝑖𝑔𝑙𝑖𝑎𝑏𝑖𝑙𝑒 𝑒 𝑝𝑜𝑠𝑠𝑖𝑏𝑖𝑙𝑒 𝑡𝑎𝑔𝑙𝑖𝑎𝑟𝑒 𝑖 𝑝𝑜𝑛𝑡𝑖 𝑐𝑜𝑛 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑖 𝑙𝑜𝑟𝑜?

𝗔𝗹𝗲𝗷𝗮𝗻𝗱𝗿𝗼 𝗝𝗼𝗱𝗼𝗿𝗼𝘄𝘀𝗸𝘆: “Io l’ho fatto: lasciai il Cile a 23 anni e non ho più rivisto la mia famiglia. Erano persone tossiche.Sarei potuto cadere nella trappola che ci impone di amare i nostri genitori qualunque cosa facciano.
L’istinto del gregge ci fa desiderare, quando i nostri antenati sono imperfetti, di rimanere emotivamente legati a loro per tutta la vita, chiedendogli di darci quello che avrebbero dovuto darci…
𝐓𝐚𝐠𝐥𝐢𝐚𝐫𝐞 𝐜𝐨𝐧 𝐥’𝐚𝐥𝐛𝐞𝐫𝐨 𝐠𝐞𝐧𝐞𝐚𝐥𝐨𝐠𝐢𝐜𝐨 𝐞̀ 𝐮𝐧 𝐚𝐭𝐭𝐨 𝐞𝐫𝐨𝐢𝐜𝐨, 𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐜𝐨𝐧𝐬𝐢𝐠𝐥𝐢𝐨 𝐚𝐥𝐥𝐞 𝐚𝐧𝐢𝐦𝐞 𝐝𝐞𝐛𝐨𝐥𝐢.
Molte volte, leggendo i Tarocchi, incontro adulti che, non avendo risolto le loro sofferenze infantili, continuano ad essere attaccati all’illusione che i loro genitori un giorno li capiranno e li ameranno, senza voler vedere che ciò che NON gli hanno dato da bambini, non glielo daranno mai.Tagliare i ponti con loro e cercare l’amore altrove sembra facile a parole, ma in realtà l’individuo si aggrappa alle sue radici, come se da esse dipendesse la sua esistenza.
Rendersi improvvisamente liberi da tutti questi legami nevrotici ci butta in un vuoto agonizzante.
È allora che, con eroica volontà, dobbiamo ricostruire una vita nuova, aerea, senza possibilità di ritorno, senza identità personale egoista, senza una patria ridotta a frontiere, appartenendo all’intero pianeta, libera dal passato, navigando immersa nel presente, obbedendo al cambiamento che cerca il futuro e creando, se possibile, una famiglia illuminata e libera.”

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